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L’Arte Visiva in ‘Il Settimo Sigillo’: Un’Immersione nel Medioevo di Bergman

Scritto da il 16 Agosto 2023

Nel contesto dell’odierno universo cinematografico, sovraccarico di opzioni di svago, la pietra miliare di Ingmar Bergman, “Il settimo sigillo”, si distingue come un’oasi di introspezione e di indagine filosofica. Quest’opera, ambientata nella Svezia del Medioevo, un’epoca funestata dalla peste, conduce il pubblico in un percorso attraverso l’essenza stessa dell’umanità, indagando la vulnerabilità della vita e il conflitto interno tra credenza e scetticismo.

Il personaggio centrale, Antonius Block, interpretato con maestria da Max von Sydow, incarna l’uomo contemporaneo, in lotta con l’incertezza delle convinzioni spirituali. Il suo duello a scacchi con la Morte trascende la mera sopravvivenza, simboleggiando la ricerca umana di un senso in un cosmo apparentemente apatico.

La fotografia in bianco e nero di Gunnar Fischer, caratterizzata da un netto contrasto e da inquadrature riflessive, dipinge uno scenario che è insieme realistico e sognante. Ogni sequenza, dall’incontro iniziale sulla spiaggia alla celebre danza macabra finale, è carica di un’atmosfera profondamente contemplativa.

Attraverso una varietà di personaggi secondari, come Jof e Mia, la coppia di giocolieri, e il fervente Raval, Bergman esplora una vasta gamma di reazioni umane di fronte alla morte: negazione, paura, accettazione e fede. La narrazione scorrevole e le interpretazioni genuine rendono questi personaggi incredibilmente umani e impattanti.

“Il settimo sigillo” si eleva oltre la mera definizione di film, trasformandosi in un’esperienza che trascende la realtà. Bergman ci sfida a interrogarci sulle questioni più profonde dell’esistenza, non fornendo risposte immediate, ma invitando alla riflessione sulla natura umana. Questa pellicola resta una testimonianza impareggiabile della capacità del cinema di arricchire, illuminare e motivare.

La trama

Il film inizia con il cavaliere Antonius Block e il suo scudiero Jöns, di ritorno in Svezia dopo le Crociate, che scoprono la loro patria devastata dalla peste e da una profonda crisi esistenziale. Sulla spiaggia, Block incontra la Morte. Consapevole della sua fine imminente, Block la sfida a una partita a scacchi, nella speranza di posticipare il suo destino e trovare risposte alle sue interrogazioni sulla vita, la morte e l’esistenza di Dio.

Nel corso del film, mentre si svolge la partita a scacchi, Block e Jöns incrociano vari personaggi, inclusi Jof e Mia, una coppia di artisti itineranti con un bambino; una giovane donna accusata di stregoneria e condannata al rogo; e un gruppo di flagellanti che attraversano il paese nel tentativo di placare la collera divina. Questi incontri rappresentano differenti visioni della vita, della fede e della morte.

Jöns, lo scudiero, è cinico e ha perso la fede in Dio, mentre Jof e Mia incarnano l’innocenza e la semplicità, trovando felicità nei momenti semplici della vita. Block, invece, è tormentato dal silenzio di Dio e dalla sua lotta nel trovare un senso autentico alla sua esistenza.

Verso la fine del film, Block attua una mossa astuta nella partita a scacchi per distrarre la Morte, permettendo a Jof e Mia di scappare con il loro figlio. Nonostante questo atto altruistico, la Morte alla fine prevale.

Nell’ultima scena, Jof, che possiede una sorta di chiaroveggenza, osserva Block, Jöns e altri personaggi unirsi in una danza macabra sotto la guida della Morte, simbolo della loro fine inevitabile.

“Il settimo sigillo” si conclude lasciando gli spettatori con più interrogativi che risposte, riflettendo sulla continua lotta dell’umanità con le questioni di fede, mortalità e la ricerca di un significato.

Approfondimento

“Il settimo sigillo”, un’opera cinematografica di Ingmar Bergman, si distingue per la sua espressiva scelta di inquadrature e scene, che enfatizzano l’atmosfera tenebrosa e quasi apocalittica del film. Analizziamo questi elementi:

Le inquadrature di Bergman sono spesso fisse e ben composte, ricordando i dipinti medievali. Questo stile trasmette una sensazione di staticità e fatalismo, suggerendo che i personaggi siano intrappolati in un destino immutabile. Fin dalle prime scene sulla spiaggia, con un cielo carico di nuvole e l’oceano inquietante, si percepisce un’aura di solennità e presagio.

L’uso del bianco e nero nel film è maestoso. I neri intensi contrastano vivacemente con i bianchi luminosi, accentuando il dualismo tra vita e morte, speranza e disperazione. Tale contrasto risalta particolarmente nella scena della danza macabra, dove le figure scure dei personaggi emergono dallo sfondo luminoso del cielo.

Il simbolismo gioca un ruolo cruciale in molti ambienti e inquadrature. Un esempio emblematico è la partita a scacchi tra Block e la Morte sulla spiaggia: il tabellone degli scacchi diventa un metaforico campo di battaglia per la vita, con ogni mossa che rappresenta le scelte e i dilemmi esistenziali dell’umanità.

Nonostante la prevalenza di un’atmosfera cupa, anche nelle scene più vivaci, come quelle degli artisti itineranti, aleggia un senso di malinconia. La peste, la morte e la crisi spirituale sono onnipresenti, creando un’aura di oppressione costante. Le scene di flagellanti e esecuzioni pubbliche intensificano questa sensazione.

Tuttavia, Bergman inserisce momenti di leggerezza e speranza. L’incontro di Block con Jof, Mia e il loro bambino diventa un rifugio di innocenza e purezza in un mondo altrimenti desolato. La loro fuga, resa possibile dal sacrificio di Block, simboleggia la resilienza della vita e della speranza, anche nelle condizioni più difficili.

In conclusione, “Il settimo sigillo” utilizza con maestria ogni scena e inquadratura per immergere lo spettatore in un’epoca medievale, dove la morte è una presenza costante, ma piccoli gesti di gentilezza e umanità risplendono come luci nell’oscurità.

 


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